giovedì 29 marzo 2012

martedì 2 febbraio 2010

Domenica 3 gennaio 2010


Breve escursione al Lago Scaffaiolo e Rifugio Duca degli Abruzzi

Camminata nella neve candida del Corno alla Scale.

La giornata è perfetta, anche se in realtà fa molto freddo. La stradina delimitata da alberi carichi di neve crea un ambiente suggestivo. Il silenzio regna sovrano. Il sole ancora non ha superato il crinale, ma dopo mezz’ora di cammino ci raggiungono i primi timidi raggi di sole che subito prendono forza e pian piano alzano la temperatura. La montagna ora si è trasformata in un quadro spettacolare dove le zone d’ombra e di luce creano un equilibrio perfetto. Siamo partiti con l’intenzione di raggiungere la grande croce posta su “Punta Sofia” del Corno alle Scale. Ma ora ci rendiamo conto che sarà un’impresa difficile perché c’è molta neve e le tracce sono scarse. Raggiungiamo, ad ogni modo, facilmente, il Rifugio Duca degli Abruzzi e il piccolo Lago Scaffaiolo. Lo spettacolo è grandioso. Il laghetto è ghiacciato e due bambini. un cane e una persona adulta stanno pattinando sulla sua superficie. La vista è da brivido e da mozzafiato. Al rifugio lasciamo cinque copie del nostro libro “Sentiero 00 da Bocca Trabaria al Passo dei due Santi” e ci deliziamo con la classica fetta di torta bagnata in un caldissimo the. L’ambiente è accogliente, piacevole e ritemprante. Ma ora è giunto il momento di ripartire. Salutiamo il gestore, calziamo i ramponi e ci incamminiamo ricalcando la traccia lasciata sulla neve da precedenti escursionisti e, tagliando a mezzacosta il Monte Cupolino, ci portiamo sul filo di cresta in direzione del Corno alle Scale. La neve caduta durante la notte non è abbastanza compatta da sostenere il nostro peso. Si procede quindi piano e con fatica. Raggiunto il Passo dei Tre Termini, saliamo a Monte Cornaccio e ridiscendiamo al Passo dello Strofinatoio. Qui ci rendiamo conto che non è il caso di salire alla croce. Si è fatto troppo tardi, meglio rimandare. Decidiamo di scendere verso il piccolo Rifugio Sasseto seguendo la lieve traccia lasciata da uno sciatore e, di seguito, raggiungiamo la pista percorsa al mattino che, in breve, ci porterà all’auto.





giovedì 3 settembre 2009

Val Rendena - i suoi rifugi le sue cascate

WEEK-END IN TRENTINO

Sabato 15 e domenica 16 agosto 2009 Val Rendena.

 Itinerario: Caderzone, Rifugio Giuliano, Val Genova,  Cascate di Nardis, Caderzone.

Sin dall’epoca preistorica l’uomo colonizzò il territorio del Trentino, territorio che  si presenta a forma di farfalla e che per la maggioranza montuoso, ad esclusione  di alcune piccole aree pianeggianti situate nei fondovalle. La Val Rendena è famosa per le sue cascate formate dal Fiume Sarca che scende dai sovrastanti ghiacciai dell'Adamello. Spettacolari e impetuose, le sue acque rumoreggianti si fanno strada fra rocce e grossi massi che pian piano leviga. La sua folle corsa si placa solo una volta giunto a valle per  proseguire poi silenzioso e tranquillo lambendo i verdi prati, della Val Rendena, oasi di pascolo per la famosa vacca di colore“bigio”.

La quota più bassa del territorio del Trentino si trova al lago di Garda (65 m. s.l.m.), quella più alta sul Monte Cevedale (3764 m. s.l.m.).

Caderzone, nostro punto di partenza, è un incantevole luogo dove il verde dei prati, ricco di sfumature, si fonde con il verde più scuro dei boschi, dove lo sguardo viene attirato dall’azzurrissimo cielo punteggiato da candide nuvole bianche e dove si possono ammirare, fra prati e cielo, le alte cime dell’Adamello-Presanella e le affilate guglie delle dolomiti di Brenta.   

I sentieri che si estendono in ogni angolo del territorio sono adatti sia per chi vuole fare semplici passeggiate sia per chi vuole affrontare percorsi  più impegnativi.



Il percorso:

Sabato 15: parcheggiata l’auto vicino al cimitero di Caderzone  (m. 770),  si ritorna sulla strada asfaltata e si va a destra. Si oltrepassa la chiesa e, poco più avanti,

si sale la bella gradinata, a sinistra, che porta sulla stradina asfaltata dove, in un bivio, si trovano i segnavia per i Laghi S. Giuliano, sentiero n. 221. Si prosegue per la Via S. Giuliano per un breve tratto, poi la si abbandona per prendere lo stradello, lastricato, che sale a sinistra (ore 0.15). E’ una mulattiera messa in opera negli anni trenta dalla gente del luogo, costruita con maestria e tanta fatica. Essa,  salendo senza soluzione di continuità, termina a Malga Campostril (ore 2,50 – m. 1830). Da questo punto si prosegue su stretto sentiero sassoso, in ripida salita, fino al  bellissimo Lago Vacarsa o di Campostril, di origine glaciale. Le sue acque incontaminate ospitano la trota fario, salmonide di notevole bellezza, autoctono delle nostre acque montane (ore 3,10 – m. 1912). La salita non è ancora terminata, un ulteriore ripidissimo tratto porta alla

Bocchetta dell’Acqua Fredda da dove si gode un’ampia vista sui fantastici rilievi della Val Genova (ore 4,20 – m. 2178). Ora si scende nella bella















conca che ospita i bellissimi laghi Garzonè e S. Giuliano, in riva ai quali si trova il piccolo e simpatico Rifugio S. Giuliano, gestito con competenza ed estrema gentilezza. Questo luogo, incantevole, infonde pace e serenità (ore. 5,10 – m. 1960).


Domenica 16:

spalle al Rifugio, sentiero n. 221, si risale il crinalino e si ridiscende in Val Germenega, dove si trovano sia la Malga omonima che, spostandosi di cento metri a sinistra, il suo piccolo laghetto (ore 1,00 – m. 1869). Si ritorna sui propri passi e, lasciando la malga sulla destra, in corrispondenza di essa, si va a sinistra. Poco dopo si trovano i segnavia. Si va a destra, seguendo il segnavia Germenega Bassa, sentiero n.224. Si percorre una zona prativa inzuppata di acqua, dove scorre anche un bel torrente che lo si guada su ponticello in legno. Poco dopo, quando il prato viene interrotto da un boschetto, si devia a destra su evidente traccia, tenendo sempre il torrente sulla destra (ore 2.00 – m. 1596). 

Alla vista della Malga si trovano di nuovo i segnavia per Val Genova, sentiero n. 244, che prosegue a destra. Si supera un nuovo ponticello ed, in breve, si inizia a scendere. E’ una lunga e ripida discesa che porta sul sentiero delle cascate (ore 3.15 - m. 1072). Si va a destra. Andando a sinistra si attraversa il dirompente e rumoroso Fiume Sarca e ci si immette nella strada asfaltata della Val Genova. Ora il sentiero a fondo sassoso segue sempre la destra idrografica del Sarca in un ambiente boschivo e fresco, da percorrere con attenzione in caso di fondo bagnato. Si giunge così alla fantastica cascata di Nardis, formata dal torrente Nardis che discende dalla Presanella (ore 3.55 – m. 976). Ora, avendo sempre il fiume sulla sinistra, si prosegue su largo stradello che, poco dopo, si immette nella strada asfaltata che è da seguire a destra. Dopo avere superato il bacino dell’ENEL si va a destra sulla prima sterrata con indicazione Carisolo. Di seguito ci si immette nella pista ciclabile che attraversa la splendida valle percorsa dal Fiume Sarca che, ora placato, scorre tranquillo e accompagna fino a Caderzone(ore 5,10- m. 770).

E' vero.. il tempo passa inesorabile, ma per fortuna alcune testimonianze del passato ancora restano.....

domenica 1 febbraio 2009

POGGIO PIAN DELLE RITI

Tranquilla camminata

Pensiamo ad un luogo dove poter fare una buona escursione senza doverci allontanare tanto; così la nostra scelta cade, di nuovo, sulla Valle del Savio. Giunti a S. Piero in Bagno ci portiamo sulla destra idrografica del Savio passando sul vecchio ponte a schiena d’asino. E' sempre emozionante percorrere questi antichi ponti che ci riportano indietro nel tempo. Parcheggiata l’auto poco più avanti, giriamo a sinistra in Via Michelangelo. Si inizia in salita. Dopo aver percorso un tratto  asfaltato, abbandoniamo la strada per deviare a sinistra per 
Ca’ di Gianni. Breve tratto di stradello ghiaiato; poi andiamo a destra, superiamo una sbarra e proseguiamo su stradello sterrato, fino a Ca’ di Gianni. Arrivati alla strada asfaltata  voltiamo a sinistra e appena superata la prima curva, l’abbandoniamo per salire a destra ed al primo bivio teniamo la sinistra fino al piccolo borgo 
“Ca’ I Piccioni”. Gruppo di tre case, di cui, su di una delle quali, si possono notare caratteristiche architettoniche interessanti. Andiamo a sinistra, superiamo un cancello e proseguiamo dentro ad un bel boschetto con prevalenza  di querce. Dopo un buon tratto ed avendo tenuto la destra, ad un bivio, arriviamo alla strada asfaltata che percorriamo fino al lago Pontini. 
Piccolo gioiello in mezzo al verde. Dopo avere percorso mezzo giro del lago in senso antiorario, poco prima della cascatella saliamo a destra e, poco dopo, arriviamo al 
“campo di tiro con  l’arco”, strano luogo dove vi sono piccole e grandi statue rappresentanti vari animali. Proseguiamo e giungiamo alla strada asfaltata, la seguiamo a sinistra. Trascuriamo le indicazioni, a destra, per S. Piero in Bagno ed, a sinistra, per S.Alberico e passiamo davanti alla bella casa di Rivoloni. Dopo un bel tratto di strada sterrata, superiamo una sbarra e dopo circa duecento metri scendiamo a destra. 



Come punto di riferimento, un abbeveratoio che rimane in basso rispetto alla strada. Lo raggiungiamo e, di fronte, vediamo la diroccata casa “ Ca’ Capanne”. Sull’aia ci sono due splendide querce. Dalla casa seguiamo il sentiero segnato  che, in breve, ci riporta sul sentiero dove c’è l’abbeveratoio. 






Andiamo a sinistra e, con vista sulla valle del  Savio, ci portiamo ai piedi di Poggio Pian dei Riti. Il sentiero principale lo aggira sulla destra ed una traccia in ripida salita, su roccette,  porta sulla cima. Giunti sulla sommità, che non è proprio una cima, bensì una lunga dorsale, scendiamo a sinistra, per circa cinquanta metri. Qui abbiamo trovato i segnavia che invitavano ad andare a destra ed anche la traccia diventava più evidente. Poco dopo giungiamo ad un bivio ed andiamo a destra, verso Bagno di Romagna. E’ un tratto con bella vista sia sulla valle del Savio, sia sulla valle laterale del Canapale.


Giungiamo poi a Poggio Vitine, dove è posta una grande antenna e dove giunge la strada sterrata che proviene da Bagno di Romagna. Seguiamo la sterrata fino alla prima curva a sinistra; poi, l’abbandoniamo per immetterci su largo sentiero, a destra, che si inoltra dentro al bosco. Proseguiamo su stradello più marcato che scende a Valmaiola. Anch’essa è una casa oramai abbandonata. Nel fondovalle si vede il bel paesino di Larciano Castello che raggiungiamo dopo essere passati davanti all'Oratorio. Seguiamo poi la strada asfaltata ed in breve siamo all’auto. Interessante camminata 


Tempo :        Ore 5,40 + le soste
Dislivello:      m. 493 in salita e in discesa
Lunghezza :  Km. 14 circa (sulla carta)
                                                                                                                                                                  anna